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(Ic'sofTeli 0 giudici, e pc'piitiii V>.ìì\], Ec- iiihal e Chell)is, aVjuali poi nel SGa suc- cessero Abibul Gerastialo e Milgoiie fi- no al .554, in cui fu eletto re Baiato i-,in- ili nel 553 I\IerI)al,iiel549liom,uel 52g Mapene, nel 475 Stratone, nel 333 A- zelmico. A questi Alessandro il Grande re di Rlacedonia, bramando di sciogliere un voto nel tempio di Castore e Polluce, pe'stioi legali fece domandarne il permes- so; ma il re rispose che lo avrebbe con cesso nel tempio dell'aulica città, secon- do Giustino. Altri invece narrauo che a- \endo Alessanilro mandato i suoi legali per esigere omaggio da Tiro, ad esempio dell'altre città fenicie, essi furono ciudel- ruente uccisi e gettali nel mare, il che e sacerbò fieramente l'animo d'Alessandro, il quale la cinse d' ogni intorno d' assc- diOjCongiunsel'isola al continente col mez- 70 d'una gran rialzata e d'un molo, e con frequentissimi assalii iu 7 mesi l'espugnò nel 332. Memorabili furono i patlicolari dell'assedio, e tali che sebbene Alessan- dro per la vigorosa resistenza fu in pro- cinto d'abbandonarlo, però l'onta di con- issarsi violo mentre a lui ntdla resiste- va, lo sostenne in mezzo a'piìi duri lavo ri. I lirii vedendosi abbandonali dagli Dei e dagli nomini, perchè Cartagine sua co- lonia mancò i soccorsi promessi, ccdeio- iio dopo gloriosi combattimenti. La cillà fu saccheggiata, scoi) volta, incenerila e di ■ strutta. INell'istesso anno fij rislabdilo A zclmico, e quindi la storia non fa più cen- no de're di Tiro sino ad Erode il Gran- de; a quasi' epoca governava Marione , rioè 40 anni avanti la nascita di Gesù Cri slo. Dopo molle vicende Tiro pel favore di lunga pace si rislabiPi, e poscia Honi- peo il Glande la ridusse nella domina- zione romana, sotto la (piale godendcj per- fetto riposo, il suo incremeulo e splendo- re si linnovò, e loiiiò ad essere poleniis- sima nell'armi, e fiorentissima nelle let- tere. Tra'suoi illustri pi incipnlmente van- no rammentali. Massimo detto Tirioia- iiiGSo geografo; Ulpiano celebre giurecon-
T I W sullo; l'empio Porfirio discepolo di Pio lino e condiscepolo d' Origene (il quale vuoisi morto a Tiro, e dove nel 1 loomo- slravasi un sepolcro che credevasi suo), che quanto nobile d'ingegno e di lignag- gio, altrettanto fu di costumi perverso, e sempre infesto al nome crisliano,scii ven- do più libri pieni di bestemmie e di ve- leno, a' quali Melodio, Eusebio e Apol- linare risposero con 3o apologie. Ne'pri- mi tempi di Tiro, i suoi savi portarono a' greci rashonouiia e l'aritoietica. Quivi si vuole inventata la Po7y;o/v/ (7^. )j e di Ti- ro Cu Ademone, che ancor f;uiciulÌo sciol- se sottilmente a Salomone i sofismi e gli enigmi delle sue parabole. La sua im- portanza scemò alquanto sotto l'impero de'greci; ma soggiogata da' saraceni ec- clissarono le sue bellezze. All'epoca della 1." Croeiala de'Iatini.Tiroappena ram- mentava l'iilea di quella città sontuosa, i cui ricchi mercanti, al dire d'Isaia, erano principi; però si riguardava come la più popolosa eia più commercianledelle cit- tà di Siria. Ergevasi su deliziosa spiaggia, che le montagne mellevanoal C()[)ei lo da- gli aquiloni sellentrionali; essa avea due grandi moli, che simili a due braccia, [)ro- tendevansi nell'onde per chiudere un [)or- toincui le burrasche non avea no accesso. La città di Tiro, che avea sostenuti più nssedii famosi, era difesada una parte da* flutti del mare, edcìU'allrada triplici mu- ra sormontate da torri. Dopo essersi con- quistata Gerusalemme da Golhedo di Uuglione, il di lui successore re Baldovi- no I nel I I 17 intraprese co' crocesignali l'assedio di Tiro, che durò 5 mesi, tiopo i quali le sue bandiere e quelle del doge «Il Venezia oiidegginrono insieme sulle sue turrite mura: i cri>liaiii vi fecero il loro liionfniile ingresso, mentre gli abitanti ili seguilo a ca[)itolazioiie ne uscivano col- le loro donne e fanciulli. Per una bizzar- ria singolare, si fu il caso che decise l'as- seilio di questa liltà. Mende icrociali sta- vano in forse, se avessero ad assaltare A- scalon o Tiro, due biglietti in carta peco-
T I R rn sili qiinli ernnn scritti i nomi delle due città, furono collocali suH'altare del s. Se- fioirro, ed in mezzo nd una folla di spet- tatori, un oifinello si nvan/ò , ne pie«e lino, e la sorte decise per la ciilà di Tirn^ che fu presa. Conquistata che fn, Baldo- vino 1 pianti) nel vicino monte Sandalio un fortissimo castello, e dipoi bastò da se sola ad opporsi a latte le forze riunitedi Saladino re di Scria, eh' erasi impadio- nito di Gerusalemme a'2 ottobre i 187, ed avea guadagnata la famosa battaglia di Tiberiade. Egli avea radunato due vol- te le sue flotte e le sue aitnate per assal- tar Tiro, di cui ardentemente bramava la conquista ; ma tutti gli abitanti aveano giurato piuttosto di morire, che di arren- dersi a'mussulmani. Questa generosa ri- soluzione fu opera di Corrado, figlio del inarchesedi Rbjuferrato, giunto di recen- te nella piaez.i.echepaieva dal cielo man- dalo a salvarla; poiché prima del suo ar- rivo la città avea spedito deputati a Sa- ladino per capitolare, ma la presenza del proile Corrado, celebre per le sue valo- rose gesta, rianimò il colaggio «li lutti, e lutto candjiò d'aspetlo. Fecesi afiìdare il comando della città, i fuSsi vennero al- largati, le fortificazioni riparate e risto- i-ate, e gli abitanti di Tuo assaliti per ter- ra e per mare, divenuti ad un tratto in- vincibili guerrieri, impararono sotto i suoi ordini a combattere le armate e leflolte saracene. Saladino disperando d'espugna- re Tiro, offrì a Corrado, se ne apriva le porle, di restituirgli il padre fallo prigio- ne nella battaglia di Tiberiade, edi dar- gli ricchissime possessioni in Siria: con- temporaneamenle lo minacciò di collo- care il vecchio genitore iimanzi alle file de'saraceni, per esporlo a'dardi de'nemici assediati. Corrado rispose con fierezza , ch'egli sprezzava idoni degl'infedeli, e che la vita di suo padre, lullochèlo amasse più di se stesso, gli era meno cara della causa de'cristiani, e che se i saraceni erano barbari a segno di fìir morire un veglio ch'erasi arreso a discrezione sulla parola,
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egli sarebbe andato superbo di potersi dire figlio d'un marlire; che in somma nulla arresterebbe i suoi colpi. Dopo questa ri- sposta i soldati ili Saladino ripigliarono i loro assalti, e i liiii si difesero con ac- canimento. I cavalieri gerosolimitani, i templari, ed i più valorosi guerrieri che fossero allora in Palestina, tutti erano ac corsi nelle mura diTiroper dividerel'o noie d'una sì bella resistenza; distinguen- dosi particolarmenletra'crociati uno spa- glinolo chiamato il cavaliere delVanni vcì-fli, che respingeva e sbaragliava in- tere squadre, ed atterrò i [)iù intrepidi mussulmani , facendosi ammirare dallo slesso Saladino. Non avea Tiro cittadino che non sapesse maneggiar le armi ; gli stessi fanciulli eranoaliretlanti soldati, le donne animavano i guerrieri colla presen- za e colla voce, sull'onde e a pie delle mu- ra incessantemente combatlevasi. Ovuii qtie i saraceni s'imbattevano in eroi cri- stiani, che tante volte li fecero retroce- dere. Saladino vedendosi senza speranza di vincere Tiro, si risolse di levar l'asse- dio per attaccare la piazza di Tripoli. Al- ternandoTiro i combattimenti aiutata da' crociali, nell'agri saraceni dopo avere e spugnalo Acri o Toleinaide, nello stesso giorno i lirii montati nelle navi lasciaro- no la città, onde liberamente l'occuparo- no i vincitori senza trar colpo di spada e senza tumulto di guerra, entrandovi i sa- raceni nel dì seguente, e fu allora Tiro da loro interamente rovinata, restando per sempre sotto il giogo maoinellano. Nella spedizione d'Egitto che Najinleoiie intraprese perla repubblica francese, pres- so Tiro i francesi guadagnarono una bat- taglia sui turchi a'3 aprile 1799.
I tiiii, che sotto i principi Maccabei a- veano ricuperata una parte del loro atì lieo splendore, ma che tuttora adorava- no i falsi numi, e pi incipalmente al cui lo d'lircolesagrifìcavano,rice veliero pro- babilmente da s. Pietro, che ordinò il lo- ro i.° vescovo, la luce del vangelo dopo l'Ascensione del Sicnore, ed abbracciaro-
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DIZIONARIO
DI ERUDIZIONE
STORICO-ECCLESIASTICA
DA S. PIETRO SINO Al NOSTRI GIORNI
SPECIALMENTE INTORNO
AI PRINCIPALI SANTI, BEATI, MARTIRI, PADRI, AI SOMMI PONTEFICI, CARDINALI E PIÙ CELEBRI SCRITTORI ECCLESIASTICI, AI VARII GRADI DELLA GERARCHIA DELLA CHIESA CATTOLICA, ALLE CITTA PATRIARCALI, ARCIVESCOVILI E VESCOVILI, AGLI SCISMI, ALLE ERESIE, AI CONCILII, ALLE FESTE PIÙ SOLENNI, AI RITI, ALLE CERIMONIE SACRE, ALLE CAPPELLE PAPALI, CARDINALIZIE E PRELATIZIE, AGLI ORDINI RELIGIOSI, MILITARI, EQUESTRI ED OSPITALIERI, NON CHE ALLA CORTE E CURIA ROMANA ED ALLA FAMIGLIA PONTIFICIA, EC. EC. EC.
COMPILAZIONE
DEL CAVALIERE GAETANO MORONI ROMANO
SECONDO AIUTANTE DI CAMERA
DI SUA SANTITÀ PIO IX.
VOL. LXXV.
IN VENEZIA
DALLA TIPOGRAFIA EMILIANA MDCCCLV.
La presente edizione è posla sotto la salvaguardia delle leggi vigenti, per quanto riguarda la proprietà letteraria, di cui l'Autore intende godere il diritto, giusta le Convenzioni relative.
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DI ERUDIZIONE
STORICO -ECCLESIASTICA
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1 ESSALOMCA, T1ic<;salonìca, Thcrniii. Sede arcivescovile dell'aulica Macedonia, aulica e celebre cillà, situa- la in fondo del suo golfo Termaico, ora chiamata Salunichi o Salonicchio, città della Tutchia europea in Romelia, capo- luogo del sangiaccalo e della giurisdizio- ne del suo nome, uno de'più popolati del- l'impero ottomano, a i i5 leghe da Co- stantinopoli, ed a 70 d'Atene. Costruita sulla china d'una montagna a guisa d'an- lìtealro, n'era la vetta difesa da una cit- tadella di vasta estensione. Residenza d'un pascià a 3 code, d'un gran n)ollah,e d'un nrcivescovo greco con 8 suftVaganei e 70 preti, e del gran hakam degli ebrei che vi sono numerosissimi, le sue cupole, gli alti suoi minareti, le case circondale da giardini piantati d'alberi, tra'quali pre- dominano i cipressi, i suoi bastioni, le tor- ri e il castello, le danno dalla parte del mare un aspetto imponenlissimo. Il re- cinto, che può aver 4ooo tese di circon- ferenza , è di mattoni , fiancheggialo da loi ri e interrotto da 5 porte; 3 di esse tor- ri, più dcH'altre considerabili e situate in
riva al mare, hanno nome di fortezza; il castello delle Sette-Torri, che occupa la sommità della montagna, è male armalo e signoreggiato dalle vicine allure. Salo- nichi, benché considerata come una delle più belle città della Turchia, non è per- ciò meno irregolarissima , per le sue vie angustissime, tortuose e non insiniciate, per le case mal costruite e per l'aria mal- sana, ad onta d'ima certa polizia. L'ac- qua bevibile vi si conduce per canali da una montagna vicina, i laghetti della qua- le gelandosi nell'inverno somministrano il ghiaccio per l'estate. Vi si coniano 10 grandi moschee e alcune pir;cole,tra le qua- li le 7 primarie furono tutte antiche chie- se; la moschea di Cassini è l'antica chiesa di s. Giorgio, l'Eski-Djarai o vecchia mo- schea composta di due templi e ricoperta di porfido e di diaspro, è la celebre chiesa di s. Demetrio martire ili Tessalonica. La missionede'calloliciè affidala a'Iazzarisli; ne parlai nel voi. XVIII,p. i o8,e la chiesa di s. Luigi già de'gesuili,dislrutta da un in- cendio, fu ultimamente rifabbricata. Di- pende dal vicario apostolico de' latini di
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Costanliiiopoli. luoltie visono varie chie- se greche, iix-lle sinagoghe, 9 bagni pub - bhci, molti han, un bel bezeslan.la scuo- la ebraica vi fiorì con bella biblioteca in notabile edificio, fu celebre ed eia con- siderata come una università. Si trovano molle antichità, essendo le più interes- santi, i Propilei dell'antico Ippodromo, la Rotonda sul modello del Paulheou di Roma, e gli archi trionfali d' Augusto e di Costantino I. Adorava questa città va- rie false divinità, ed a parecchi impera- toli rese culto pubblico. Giove era prin- cipalmente onorato a Tessalonica, come padre d'Ercole, ceppo della famiglia rea- le. Anche Apollo era rappresentato sopra i suoi monumenti. Un Cabiro vi avea un tempio, e furonvi rappresentati i giuochi cabirici ed i pitici a onore de' Cabiri, co- me gli olimpici a onore di Giove. Avea questa ricca e polente città, pegli spelta- coli e passatenipo de' cittadini, un anfi- teatro in cui davansi combattimenti di gladiatori. ed un circo pe'giuochi pubbli- ci. Sainnichi, ad eccezione di alcune fab- briche di coperte e tappeti di lana, non ha manifatture propriamente dette, ma è il centrod'ungian commercio, ed ècon- siderala come la città più importante del- la Turchia europea dopo Costantinopoli. Hiceve da quasi tulle le parti deirim[)e- 10 produzioni greggie che sparge poi pei* tutta l'Europa. Sta il commercio quasi in- teramente nelle mani de'greci e degli e- brei.e la maggior parte de' turchi viene considerala di loro razza e sono chiamati mamini per distinguerli dogli altri mao- mettani; come pure in quelle de'negozian- ti fiancesi, inglesi, tedeschi, italiani e o- landesi, che tulli vi tengono consoli e fat- torie: i francesi ed i tedeschi vi faimoil Iranico più impoi tante. Questa città non ha \eraniente porto, ma una rada eccti- ienle.e conia quasi 1 00,000 abilauli,cofn- piesi i molli stranieri. Sono ne'conlorni alcune miniere d'argento poco ricche, e bagni d'acr|ue termali nell'estate frequeii- Iblibsiiui. Straboue dii^ft che questo luogo
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era chiamato 21ieniui.e\\ era un villag- gio quando Cassandro figlio d'Antipalro re di. Macedonia, dopoAlessandro il6'/v/«- df^ falle varie conquiste nella Grecia, a- bolita la democrazia d'Atene, fatta mo- rire Olimpia madre d'Alessandro e spo- sata Tessalonica sua sorella , ingiatidila considerabilmente Tcnna e trasportati- vi gli abitanti delle città vicine, le die ii nome di sua moglie. Cassandro cessò di vivere 3oi anni avanti l'era cristiana. Al- lorché fu la ìMacedonia conquistata sopra Perseo suo ultimo re, da Paolo Emilio co'romaniji 68 anni innanzi la detta era, fu divisa in 4 parti, e Tessalonica stabilita capitale della 2.^ 11 governo particolare della città era regolato da magistrati chia- niatiPolilarchi,e dipoi sotto l'impero gre- co continuò ad essere diretta dal proprio senato. Nel lenipo del suo esilio, Cicero- ne ne passò una parte a Tessalonica. Vi dijiiorarono alcuni imperatori romani, e Valeriano e Gallieno, dopo la metà del HI secolo, le dierono il titolo di colonia, come portava quello di Neocori, per a- ver avuto il privilegio di celebrare solen- nemente le feste e i giuochi omonimi in onore degl'imperatori ogni anno, e le città che n'erano decorate ricevevano daKoma l'immagini de'nuovi imperatori, oltre al- tri privilegi, e ponevano il titolo del Neo- coralo sulle loro medaglie e monete, che coniavano nella celebrazione delle feste e giuochi. Aveano propri sacerdoti chia- mati pure Neocori, incaricati delle prin- cipali funzioni ne' sagrifizi. Le sole città più popolate erano insignite del Neoco- rato, e l'ottennero anche replicatamente, comeEfeso, Smirne, Sardi, Pergamo, Ni- comedia e Tessalonica, per avere eretto de'teinpliagl'imperatori e perciò merita- to il ìNeocoralo. Su questo gli antichi ci lasciarono poche notizie, ed i moderni non dicono molto di veramente preciso e si- curo. Nel 3qo avvenne la famosa strage di Tessalonica, d'ordine di Teodosio 1 ii 6'/v///r/r.Duterico comandante delle trup- pe d'llliiia,chc taceva lu sua le^ideuza iu
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Tessalonica, avea fallo carcerare un coc- cliiere addelto al circo, per aver sedotto una giovane fantesca di sua casa. Il po- polo gli domandò la libertà del cocchie- re, affinchè potesse comparire nel circo un giorno di festa: il che non avendo potuto ottenere, montò sulle furie e si abbando- nò agli ultimi eccessi. In questa sedizio- ne parecchi ufFjziali furono uccisi a colpi di pietre, e strascinali i loro corpi per le vie della città: Buterico pure perde la vi- ta. Questa notizia fece montare in colle- ra l'imperatore, il quale, sebbene virtuo- so, era naturalmente focoso. A prò de'col- pevoli s'interposero s. Ambrogio vescovo di Milano, con alcuni vescovi intervenuti a! sinodo in quella citlà,e Teodosio I, sem- pre inclinato alla clemenza, promise loro la grazia: mail famosollufino, allora mae- stro degli uflìzi , e altri cortigiani gli fe- cero cambiare risoluzione, sotto pretesto che l'insolenza del popolo era stata trop- po grande; che l'impunità sarebbe peri- colosa, e che un esempio di severità era necessario in quella circostanza. Si man- dò adunque un ordine al comandante d'Il- liria, per mettere a morte settemila uo- mini di Tessalonica, il quale ordine fu e« seguilo colla più grande barbarie. I sol- dati colsero il momento in cui il popolo era radunatone! circo, e trucidarono tut- ti quelli che poterono e che incontrarono per la città. Questa strage durò 3 ore e pe- rirono 7000 uomini senza distinzione (Va gl'innocenti e colpevoli, e tanta fu la bru- talità de'soldati, che uno schiavo fu tru- cidalo per essersi offerto in luogo del suo padrone. Si dice parimenti che un padre vedendo i suoi due figli pronti a ricevere il colpo mortale, si gettò a'piedi di quelli ch'eiano per vibrarlo, e li commosse sif fittamenle colle sue lagrime e con I' of- Iella di tulio l'oro che possedeva, che gli promisero di lasciarne vivere uno a sua scelta. Quest'infelice padre, a cui la sua tenerezza impediva di fìrne la scelta, cor- levn a'suoi figli l'uno dopo l'altro, senza p jlcrsi decidere; e i soldati impuzienti del-
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l'indugio, tolsero la vita ad ambedue.Que- sla tragica scena ricolmò di dolore s. Am- brogio e gli altri vescovi. Il santo credet- te tuttavia di dover dissimulare per qual- che tempo, allineile Teodosio l venendo a fare delle cousideiazioni, potesse rien- trare in se stesso. L'imperatore non era allora a Milano , ma dovea tornarvi fra pochi giorni. Il santo lasciò la città per non trovarvisi con lui, ma gli scrisse u- na lettera piena di alfetto. Dopo averlo esortalo a far penitenza, gli dichiarò che non poteva ricevere la sua offerta, né of- frire i di villi misleri alla di lui presenza, finché non abbia soddisfi Ito la giustizia divina. Aggiunse, d'esser pieno di rispetto verso l'imperatore, ma che dovea la pre- ferenza a Dio, e che l'amore che gli por- lava dovea conciliarsi colla salute di sua anima.Uitornatos.AmbrogioinlMilanoed essendosi l'imperatore presentato per en- trar nel tempio secondo il costume, il santo l'incontrò nell'atrio e gli vietò di avanzar- si di piij, dicendogli : » Signore, pare che voi non conosciate ancora l'enormità del- la strage commessa per ordine vostro. Lo splendore della porpora non videveimpe- dire di riconoscere la fralezza di questo corpo s'i magnificamente vestito. Voi siete composto di fango, come i vostri sudditi: non vi ha che un Signore e padrone del mondo. Con quali occhi considererete voi il suo tempio? Con quali pieili calpesterete il suo santuario? Arduete voi, pregando, d'innalzare verso di lui le vostre mani an- cor grondanti d'un sangue ingiustamente sparso? R.Ì tiratevi adunque di qua, e non vogliate al vostro delitto aggiungerne iiu nuovo. Accettate con sommis-ione il giu- go che il Signore v'impone. Esso è duro, ma salutare, e procura la guarigione del- l'anima."Avendo detto il principe, per i- scusarsi, che David avea peccato; il ve- scovo gli rispose, che giacché l'avea imi- talo peccando, dovea altresì imitarlo nel- la sua penitenza. Teodosio I si sottomise e accettò la penitenza canonica clrjgli ven- ne imposta. Uitirossiuel suo palazzo, dove
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piissn 8 mesi senza antlore alla chiesa, in- ttiaiiienle occuj^alo nella penifenza [)iib- Mica. Venuta la festa di Natale, radilup- piò le sue layi iuie, pcnsamlo ch'eia esclu- so dall'adunanza de' fedeli. Rufino 1' in- dusse a recarsi in chiesa per domandare l'assoluzione, feimandosi nella sala d'u- dienza, ove s. Ambrogio gl'ingiuMse di col- locarsi fra'penilenli. Ivi l'iinperalore fece [ìubblica confe>si()ne del suo peccato., si Ijallè \\ petto e si sciolse in lagrime. Prima che s. Ambiogio gli dasse l'assoluzione, volle che ordinasse con legge di sospen- dere per 3o giorni l'esecuzione delle sen- tenze concernenti la vita e la confisca de' beni de'cittadini. Finalmente l'imperato- le ricevè l'assoluzione, ma non cessò per tutto il resto di sua vita di detestare ilIaU lo nel (juale era caduto per inganno, e ad istigazione degli altri. Vedasi l'annalista Rinaldi, an. 890, n.°i e seg. Nella divisio- ne dell'impero romano, Tessalonica re- stò congiunta all'impero greco e ne seguì le vicende. Guglielmo 1 redi Sicilia, vo- lendosi vendicare dell'imperatore greco Emanuele Comneno, s'impadronì di Tes- salonica, e ricuperala dopo la sua morte, nel I I 79 die per dote a sua figlia Maria il legno diTessalonica,nellosposarlaaRai- niei i marchese di Monferrato, nel quale artico!© riportai le notizie di vari ledi Tes- sal(jnica della potente famiglia di Monfer- rato. Il celebre marchese Bonif.icio III pu- re ne fu rc,e contribuì al concpiistodi Co- stantinopoli fatto da'Iatini francesi e ve- neziani, e allo stabilimento ilei loro im- pero, inarilando la fig'ia .Maria ad En- rico 2.° imperatore latino. Morendo Bo- nificio HI nel 1207, lasciò al figlio De- metrio di 3 anni il regno di Tessalonica, e amministratore il pai ente conte di Rian- diate. Questi, mollici rino, voleva conse- gnare il regno al primogenito Guglielmo V 1 marchese di Monferrato. Avendo sco- perto il disegno l'imperatore Enrico, si re- cò coll'csercilo a Tessalonica, e sebbene il tonte ne avesse chiuse le porle, riuscì al kgalu poulilicio Cououe di Delhuue di
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permettergli l' ingresso in compagnia di .\o cavalieri. iMa giunto Enrico alle porte, i soldati invasero la città e imprigionaro- no il conte. L'imperatore armò cavaliere il fanciullo Demetrio e lo fece coronare, e Margherita d' Ungheria sua madre fu messa alla testa della reggenza, ed otten- ne la protezione di Papa Innocenzo III, ed allreltanlo fece il successore Onorio IH, che pose il regno sotto il patrocinio della santa Sede. Nel 12 19 Teodoro La- scaris imperatore di Nicea, tiiltavia con- quistò il regno di Tessalonica, e Deme- trio si ritirò nel Monferrato, domandan- do aiuto dagl'italiani e dal Papa. Morto l'imperatore nel 1222, gli successeli ge- nero Giovanni Duca, e fremendo di sde- gno Teodoro Alessio Angelo parente del defunto, ed a cui toccava l'impero, intra- prese la conquista del regno di Tessaloni- ca, e dopo molli combattimenti s'impa- dronì ancora della capitale Tessalonica, Inorgoglito de'prosperi successi, prese la insegne imperiali e si dichiarò imperalo- re;e non potendo indurre l'arcivescovodi Tessalonica a coronarlo, ricevè le inse- gne imperiali e la corona per le mani del- l'arcivescovo di Bulgaria. Così l'antico im- pero greco si divise in 4 imperi; il Lnti- )ioi\\ CostdiilinopoH, quello di .V/r(v7 de' Lascaris, quello di 'Trclìisoiìda de'Com- ueni, e quello di Tcssaloniraj \(nui\\ im- peri per la loro debolezza ebbero corta du- rata, finché si ripristinò l'anlico. Nel 1 243 coronandosi Baldovino II in imperatore Ialino, confermò le ragioni del regno di Tessalonica in favore di Eleiia di Monfer- rato nipotedi Demetrio, maritatasi a Gu- glielmo signore di Negro[)onte, ciò che confermò pure nel i 244 1*<'P''< Innocenzo 1 V, contro Teodoro Comneno cieco, che se n' era impadronito, dopo averne cac- ciato il proprio fratello Emanuele. II re- gno soggiacque a varie vicende e venne del tutto meno in tempo di Giovanni fi- glio di Teodoro; poiché l' imperatore ili Nicea Giovanni Duca, irato con lui per a- vcr preso la porpora e il titolo d' iuipc-
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latore, lo spogliò delle insegne imperiali e (lei regno che conquistò. Guglielmo VII il G'/Y/»(^/f marchese di Monferrato, aven- do maritato sua figlia Jolanda ad Andro- nico Il Paleologo imperatore di Costan- tinopoli, per dote gli cede i propri diritti al regno di Tessalonica. Quest'imperato- re, al dire d'alcuni, nel 1 3 i 3 fece cessione del medesimo regno alla repubblica di Ve- nezia, che meglio secondo altri neh 423 ne divenne signora: fu l'imperatore Gio- vanni 111 Paleologo che vendè Tessalo iiica a Venezia, alla quale la tolse prima della metà del secolo XV, o nel f 43o «Io- po assedio, l'imperatore de'turchi Amu- rat II, il cui successore Maometto II im- padronitosi nel 1453 di Costantinopoli, liiuiì all'antico impero il regno di Tessa- lonica, e tuttora è nel dominio ottoma- no, seguendo i destini della Turchia^dì cui fa parte.
La fede cristiana fu predicata in Tes- salonica dall'apostolo s. Paolo. Co'suoi discepoli e cooperatori, s, Timoteo e Si- la, s'imbarcò per la Macedonia nell'an- ìio 02, e promulgò l'evaugelo in Tessa- lonica sua capitale, dove gli ebrei avea- no la sinagoga. Vi predicò 3 giorni con- secutivi, ma gli ebrei avendo mosso con- tro s. Paolo ed i suoi compagni il popolo ed i magistrati, i fedeli furono costretti di condurli fuori della città. Essi recaronsi a Berrea, dove gli ebrei li ascoltarono con '^ioia e molli di loro si convertirono, co- mepurenon pochi gentili, tra'quali mol- le donne di qualità. Gl'i ebrei di Tessa- lonica avendo saputo che s. Paolo co'suoi compagni trovavansi a Berrea, vi si reca- rono e suscitarono un tumulto. Avendo ;. l'aolo dovuto partire dalla città per re- iMtsi in Atene, per mezzo di Sila e di Ti- moteo che avea lasciato in Berrea seppe [)oi che i cristiani di Tessalonica soifri- vano persecuzioni. Allora s. Paolo man- do loro Timoteo, per confortarli e ren- derli piìifcrmi. Indi passato s. Paolo a Co- rinto, vi si recarono Timoteo e Sila, con- ■jlaudolo con riferirgli lo stato de'tessa-
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lonicensì, che perseveravano nella fede, m.ilgrado le persecuzioni; però molti si aflliggevano troppo per la morte de' lo- ro parenti, altri non erano abbastanza i- struiti intorno alla venuta del Salvatore e intorno al giudizio universale; l'avvisa- rono pure che alcuni erano oziosi, cu! io- si, inquieti. Ed è perciò che poco dopo s. Paolo scrisse la sua 1 ."epistola a'tessalo- Tiicensi, ch'è pur lai. 'delle da lui scritte. Egli vi consola i fedeli, ne loda il fervo- re, la costanza, la carità verso tutti i cri- stiani della Macedonia; dà loro alcuni av- vertinienli intorno alla santità del ma- trimonio, alla fuga dell'ozio, la manieia di piatigerei morti, le precauzioni che con- viene porre in opera per non essere sor- presi dall'Anticristo, e sopra alcuni altri argomenti. La 2. "epistola a'tessalonicensi fu scritta per rassicurarli contro i timori ch'erano stati loro inspirali sulla fine del mondo.Egli Jiuovamente vi condanna l'o- zio, ed esorta i lessalonicensi ad un'in- vincibile pazienza, qualunque sia la per- secuzione che possa loro sopraggiungere. Ebbe questa cospicua città la sede vesco- vile per istituzione di s. Paolo, e vi furo- no vescovi greci, armeni elatini. Sino dal I. "secolo della Chiesa i vescovi di Tessa- lonica furono soggetti al patriarcato ro- mano e divennero metropolitani, nel IV secolo esarchi dell'llliria, e nel Xli della Tessaglia. Furono loro sulfraganei i ve- scovati di Berrea, Erisso, Servia, Citnim, Campania, Petra, Ardamiri o Herculia, Platamon o Pianiamone, Poliann, Cas- sandra, Lita,[lenclina,Diuin, Stobi, Dea- boli o Deboro, Parecopoli, Torone, Era- clea, Taso o Tasso, Primula, Zappara o Zapara,Drygobizia ed altre. Nelle IVoti- zic ecclesiastiche, l'Illiria era divisa in 3 diocesi ecclesiastiche: la 3.' di esse por- lava il nome d\ 3Iacedonia ovvero i.\' fi- ///7V/orientale,comprendeva tutta \aGfc- cia. ed avea per nietropoli Tessalonica che esercitava per il Papa, come suo vi- cario apostolico, la giurisdizione anche sulla Morea e suir£/,'?V'o(/ .). La giuris-
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dizione lUioque dell'arcivescovo di Tes- sidouica come vicario del Papa, si eslcii- deva nella Crei iti, ììtW'/lliria. nella Ma- ct'iloniaA\e[\'Ei)iro,in:\\a Tessaglia, iiel- r Acaia, di cui Atene era la metropoli, nella Dacia, nella Mesia, nella Darda- niaavenlea metropoli Scopia, utWd pro- vincia Pre\-alitana, e nell'isola di Cre- ta o Ct'ndiaff '.). la tali arlicjli e ne're- lativi parlai della vaslagiurisdizione del- l'arcivescovo di Tessalonica, priucipal- ineule per l'eniineule qualifica di vicario ilella s. Sede, ()er aveie i Papi loro coui- jnesso le proprie veci sino dal IV secolo e con podestà esarcale sopra i vescovi e i uielropolitani delle ricordate provincie, cioè negli articoli Illiria e Macedonia, e ti. Sisto III e altri difesero i diritti del- l'arcivescovo di Tessalonica. 1 greci per lo scisma e per le violenze dell'iconocla- sta imperatore Leone 111 Vlsauiico, sot- trassero dall'antica giurisdizione pontifi- cia, esercitata con facoltà delegata dagli arcivescovi di Tessalonica, quella parte dell'llliria di cui esso era vicario aposto- lico, e s. Nicolò 1 nell'858 ne domandò il ristabilimento, frastornato daH'inifjuo Tozio, ed Alessandro 111 concesse all'ar- civescovo di Tessalonica il privilegio di farsi precedere dalla croce astata, e lo ri- levai nel vol.XVlll,p. 260. Notissime so- no le acerbe controversie suscitatesi in ijuesti ultimi anni tra il |)utriaica di Co- stantinopoli e il cleio di Atene (lutti e- leiodos^i),il <|uale pretende distabilire la ina religiosa indipendenza sopra 1" indi- pendenza politica del regno di Creda, quasi che la soggezione o libertà religio- sa sia un corolliu 10 della soggezione u del- la libertà civile. Tra le scritture die dal- l' una e dall' altra parte si publ>licaro- no, tiene luogo principalissimo un'opera iitampala in Atene nel i8jÌo dall'arcbi- iiiandiila Farniacide professore di teolo- gia neiruniversilà d'Atene. Ora volendo <|uesti dimostrare la vanità delle preten- sioni del patriarca bizantinosopra la cliie- sa ellenica, si lasciò sfuggile alcune pa-
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role che quasi spada a due tagli ferisco- no egualmente la chiesa bizantina e quel- la del regno ellenico. La Grecia pro[)ria- mente detta (egli scrive) dipendeva dal Vicario del Papa residente a Tessalonica, e Leone Isaurico imperatore iconoclasta fu (juegli che tentò di sottrarre tpieste cou- Iradealla giurisdizione del Pontefice Gre- gorio il per farle passare sotto il patriar- ca Anastasio infetto anch'egli della stessa eresia. Cosi, dice Farmacide, fu un impe- ratore eretico che tolse queste diocesi alla giurisdizione d* un Papa ortodosso, per sottometterle ad un patriarca eretico co- me lui. Questo brano che tolgo dalla Ci' \'iltà cattolica, nella rivista dell'opera lo- data e intitolata : L' Eglise orientale, par Jaccpu's Pitzipios, R.ome i855, fece ad essa giustamente esclamare: » Vedete se non è questo il proverbio che nulla è più forte della Verità, la quale sa tiionfire ancora degli animi più ostinati nell'im- piignarla!" Dopo che l'empio Leone III sottomise al [latriarca di Costantinopo- li le Provincie discorse. Papa Imioceu- zo III le restituì all'ubbidienza della san- ta Sede, quando conferì il pallio all'ar- civescovo latino di Tessalonica. Peiò do- po la conquista de' turchi, 1' arcivesco- vo greco scismatico si sottopose al simi- le patriarca di Costantinopoli, col tito- lo d'esarca di Macedonia o piuttosto di Tessaglia. Ih ."vescovo greco di Tessalo- nica fu s. Aristarco discepolo di s. Paolo, ordinato dallo stesso apostolo, che soffrì il martirio nella persecuzione di Nerone, ed il martirologio romano lo registra a'4 agosto. Suo successore fu Caio, di cui è fit- ta menzione nell'epistola a'romani, e che Origene dice che fu vescovo di Tessaloni- ca, seguendo la tratlizione del suo teni|)o. Indi Achilleo, nella cui epoca fiorì s. De- metrio martire di Tessalonica, chiamato da'greci il gran inaitire, poiché nel 3o7 presentato in Tessalonica all'imperatore ]Mas-.imianoErcole(|ual militare che aveu abbracciato il cristianesimo, lo lece chiù-
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ciiii all'ali fi teatro, e trafiggere a colpi di lancia, e così riportò la corona del mar- tirio. Strascinato da'cariiefici il cadavere [ler la piazza, alcuni fedeli segretan)ente lo seppellirono fuori della città, e circa I oo anni dopo Leonzio prefetto del pre- torio d' llliria vi fece sopra edificare una bella chiesa, riedificata poi dall'impera- tore Basilio il Macedone, per la gran co- pia de' miracoli co' quali Dio avea illu- strato il frequentato sepolcro di questo eroe. 1 greci ne fanno la festa a' 26 ot- tobre, i latini 18. il vescovo Alessandro fu ul concilio JXiceno nel 32 0; Giovanni è mentovato nell'epistola del concilio di Filippopoli; nel 347 intervenne a quello di Sardica Aezio, e nel SSg a quel di Ri- mini Eremio. Celebre per santità e pel suo attaccamento alla fede cattolica fu A- sconio o Ascolio,a cui dalla chiesa di Go- zia fu scritta l'enciclica sul miulirio di s. Saba nel 372, e mandalo il suo corpo, co- me narrai a Svezia, e di questo vescovo fecero elogi s. Basilio e s.Ambrogio.Dimo- rando Teodosio 1 in Tessaionica nel 38o, ammalatosi gravemente, volle essere i- struito nella religione cattolica e riceve- re il battesimo da questo santo vescovo, il quale morì verso il 383. l^apa s. Da- maso 1 nel 38o l'avea costituito suo vi- cario nelle provincie dell' Illirico orien- tale. Dignità die il Papa confermò al suc- cessore Aiiisio, e altrettanto fecero i Pa- pi s. Siricioes. Anastasio 1. Di Anisio per la sua santità se ne legge la men)oria nel martirologio romano a'3o dicembre. Nel fio Rufo, al quale scrisse Papa s. limo- ceiizo 1 nel 4 '2, costituendolo suo vica- I io nelle provincie che enumerai nel voi. XL,p. 232; podestà che confermò Papa s. Douifacio 1. Nel 4^1 fo al concilio di Efeso e poi morì. Anastasio egualmente fu da s. Sisto 111 dichiarato vicario apo- stolico nelle provincie illiriclie, con epi- stola scritta al sinodo adunato in Tessa- ionica nel 43 5, e morì dopo quello di Cal- cedouia e di altro nel 45 ' tenuto in Tes- talouica. Quindi furono vescovi Eusiteo,
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N. verso il 479, Andrea per aver abbau- donato lo scisma d'Acacio di Costantino- poli, gli scrissero lodandolo s. Felice 11 e s. Gelasio I Papi. Nel 5i 5 Doroteo ere- lieo per comunicare con Acacio, nondi- meno scrisse una gi'atulatoria a s. Ormi- sda per l'elevazione alla SqCìg apostolica, perle cui sollecitudini tornò all'unità cat- tolica. Elia si trovò neh' aliare de' Tre Capitoli s. al costituto fatto da Papa Vi- gilio nel 55o in Costantinopoli, ed al V sinodo si fece rappresentare da Benigno d'Eraclea. Biasimevole fu l'arcivescovo Taleleo, che visse a tempo di s. Grego- rio I, il quale scrisse al successore Euse- bio. Papa s. Martino 1 nel 649 scomu- nicò nel concilio di Laterano Paolo ere- tico monotelita. Giovanni II intervenne nel 680 al VI sinodoesisottoscrisse,/ort/i- ìies misericordia Dei episeojms Thes.m- lonicae, et J icarius apostolicac Sedis et Legatariiis : quest'ultima voce si di- ce usurpazione. N. del 7 1 6, Teofilo sot- toscrisse al VII sinodo, Tommaso trasla- lo da Alessandria, e fu nel 787 al con- cilio Niceno 11. Gli successero Giuseppe studita, poiN., indi luiovamente Giusep- pe nell'808, che perdifendere il cidto del- le ss. Imniagini patì molto e fu cacciato in prigione. Giovanni eretico partigiana diFozio,come lo fu Leone. Da Creta ven- ne trasferito l'ateniese Basilio I di santa vita, e perciò morì tra'lormenti, celebra- lo ne'iMenei greci il 1 ."febbraio. Teodoro fu all' VI 11 sinodo, ove l'indegno Fozio fu fitto patriarca; indi Paolo II, Anatolio, Teofauio, Prometeo poi deposto. Teodo- lo, Niceta 1 trasferito da Marronea, nel I i56 Basilio II di cattolici sentimenti, per cui scrisse a Papa Adriano IV. Insegui- to Costantino I, Eust.izio ilotto già elet- to di Mira, ornalo ili molle viitìi. Mi- chele Chumni, Costantino II Mes(jp(»la- inita, familiaie d'Isacco Angelo Comne- no imperatore, e perciò si ricusò dare le insegne imperiali (lell'impero di Tessaio- nica al fralelld Teotloro Alessio Angelo, onde questi si fccecorouarc da Demetrio
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mei vescovo di Bulgaria, come nniroi; ov- vero come liferisce il p. Le Quieti, ^Z/-- < liicnìscoj)it/n Tlu'xsaloiiiccnscni Theo- doro coronnm ideo iniiìoiwre renuisse, nuod lcgiuimu.<! Thcasaloniccnsis ìmpe- rii licwrcs in Ilalùim ad Jfonoriiim III Pnpain,ìiti(]uepcrr('Xcrat.Vd\ec\\eTeo- doio mandasse in esilio Costaiilino II, per e<setsi ricusalo di ungerlo. Manuele Dy- sip;tl() fu rimosso doll'inìperatore Miclie- le Paleoloi5o,-ioslituendogli Giovanni Cy- doiie, al qiiide e agli alili metropoliti o- lieti tali scrisse Gregorio X per I' unione della (.hiesa greca colia latina. A Deme- trio I successero Igna;,i.). iVicela II di Mi- tileiie, Giacomo di santa vita, Geremia del I 322,(iiovanni IV, Giovanni V, Ma- cario superiore de'roonaci del monte A- ilio, DdU^etrio 11, Nilo Cahasilas deli 34o, acerrimo avversario de'Iatini, che mollo scrisse sugli errori di sua nazione. Gre- gorio Palauias monaco del monle Albo, Compose anch'egli diversi scrini contro i Ialini sulla processione dello Spirito san- to, e per difendere ropinioue di (juelli che dicevano che la luce che gli Apostoli vi- dero 6ul monte Tahor era una luce in- creala. I seguaci de'suoi errori si dissero dal suo cognome palamiti. Dopo ili 354 promosso alla sedi; di Costantinopoli, gli successe in questa di Tessalouica Nicolò Cahasilas, poi Isidoro autore d'operejGa- hriele I ornato di virtù lodò con orazio- ne funebre l'imperatore Emamiele Pa- leologo, e mori nel 1429; Simeone, al cui tempo i turchi espugnarono Tessalouica a' "ZQ marzo i43o; Gregorio 11 monaco; ÌNifo nietiopolila di Tessalouica ed esar- ca di Tessaglia, poi patriarca di Coslaii- linopoii; Giovanni VI sedeva all'epoca della celebrazione <lel concilio di Firen- ze, per la riunione delle due chiese, ed al «juale intervenne l'arcivescovo di Kioi'iu [ I .) [sidoro di Tcs.snloidca (F.) chcEu- geino IV creò cardinale. Occupala la cit- 1.1 e la regione da'turchi, non si Irovaiio jiiiri arcivescovi sino a Macario II, che nel 1 j5i fu ammesso nel concilio diTrcu-
TES to e fece la professione di fede cattolica. Nel I 5G4 lo era Teona,nel ijyc) Joasaf- (o, indi Melrofane; Gabriele 11 nel i .Tpo traslato a Costantinopoli; Paisio;nel i634 Atanasio di Creta, che recatosi in Roma fu da Urbano Vili ammesso alla comu- nione cattolica; Giacomo, Callinico, Me- lezio del 1672, Neofllo nel iGf)4> che do- po 3 anni fu deposto da'turchi e condan- nato a' triremi; Metodio lo fu 6 anni, I- giiazio lo era nel 1740, quando il p. Le Quien scrisse la cronologia de'prelali di Tessalon:ca,neirO/'zV/i.y christianns t. 2, p. 27, e nel t. i, p. i44^ registrò Isaia vescovo di Tessalouica armeno, che inter- venne al concilio di Sis; e Commanville neir riistoirc de toiis les archcvc.schcz^ dice che Saloniki o Tessalonica, nell'e- sarcato di Macedonia, sotto il patriarca- to di Sis armeno, nel secolo XIII per gli armeni divenne arcivescovato onorario. La sede vescovile di Tessalonica degli ar- meni nel secolo XIII divenne arcivesco- vile. Dopo che i Ialini s' im[)adrouirono di Costantinopoli in principio del secolo Xlll, vi stabilirono un vescovo Ialino del loro rito con autorità d'Innocenzo IH, e NivelodeCherisy,già vescovo di Soissoiis, fu nominato arcivescovo di Tessalonica nel 1 2o5, ebbe dal I*apa il pallio, e mori a Bari nel 1207, ritornando a Costanti- nopoli dovecontluceva alcune truppe riu- nite in Francia per soccorso de'Iatini. Nel 1208 Innocenzo 111 con sua lettera eles- se Pietro di Piemonte abbate de'certosi- ni del monastero la Ferie, potente in o- pere e sermone, già vescovo d'I vrea, nel i20f) traslato a patriarca d' Autiuchia perchè non avea accettato la sede di Tes • saloiiica. Nello stesso 1208 lnnocen/,o III a postulazione de'ranoiiici di s. Sofia di Tessalouica, e di .Margherita vedova di lionifacio nidi Monferrato, e de'magna- li del regno, gli sosliluì Guarino vesco- vo Verisiense, e gli confermò i privilegi della chiesa di Tessalonica. Formò inol- tre la provincia ecclesiastica di vescovi bulhagauei Ialini, colle sedi di Cilrum,
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Dcnoa, Campnnia, Servia, Petra, Plafa- nion, Ardamiri, Cassandra, Vardarieii- se,Laiigardensee Nerisieiise, alcuni nomi delle cjuali per incuria degli anaanuetisi sono coiiotti, pei- cui come spesso avvie- ne nella nomenclatura di non poche del- l'antiche diocesi, non si può stahilire il vero noa)e,essendo con altri chi.imale da' geografi sagri, il che rileva anco il p. Le Quien. Il Papa invitò al concilio generale di Lalerano IV l'arcivescovo e vescovi della provincia Tessalonicense. NehaSg N. arcivescovo di Tessalonica accompa- gnò nel'a spetlizione di Palestina l'impe- ratore latino Baldovino II. Nel 1345 Cle- mente VI fece arcivescovo fr. Lodovico { d'Orvieto fiancescauo. Ijonifaclo IX nel I 396 Iraslatò da Antivari a questa chiesa Lodovico li Donalo (T'.),e poi neliSgc) hi iriisfer'i a Pisa, e nel 1 4o8 divenne car- dinale. IMartino V neh 4' 8 fece arcive- scovo fr. Paulo da Roma francescano, che successivamente avea occupato lesedid'I- sernia e di Monreale, ed al quale eragli stata commendata la chiesa di Tebe. Al- tri non si leggono neW Orìens dir. t. 3, [). I ego. Imperocché conquistata neli43o Tessalonica da'lurchi, fu interdetto co- me altrove a'paslori latini tli risieilere nel- le diocesi; laonde Tessalonica, Thcssalo^ ìiiccii, divenne un titolo arcivescovile /'/« jxirlibus, che conferisce il Papa, co'simili titoli vescovili da esso dipendenti diErisso, Apollonia, Lita, Deboro, Parecopoli, To-
i rune e Tasso. Furono per idtimo insigniti del titolo arcivescovile di Tessalonica i seguenti. Per morte di mg.' fr. Ignazio di s. Gaetano, Gregorio XVI a'22 novem- bre i<S39 lo conferì all'ottimo mg.' Vin- cenzo Massi vescovo di Gubbio (J.), scio- gliendolo dal vincolo di quella chiesa, ed
i eccellente nunzio di Torino presso il re di Sardegna (l.). Per la pianta sua mor- te, il medesimo Papa nel concistoro de' ?,?, gennaio 1844 dichiarò arcivescovo di Tessalonica il celebre e dotto autore d'o-
I pei-eprcgievoIimg.'AngeloAnlonio Scot- ti di Procida arcidiocesi di N<ipuIi,cuslo-
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de di quella regia biblioteca, già dallo stes- so Gregorio XVM fatto suo prelato do- mestico e protonotario apostolico, stalo istitutore de'reali figli di Francesco I re delle due Sicilie, con quell'elogio che si legge nella proposizione concistoriale. Pin VII l'avea nominato prefetto della Va- ticana, ma non accettando gli surrogò il non meno sapiente mg.' Mai poi cardina- le, e fu ancora vicario apostolico de'gre- ci d'Italia di qua dal Faro, cui fece ac- cettare la bolla di BenedettoXlV, e com- missario della bolla della crociata in Na- poli. La sua profonda dottrina, l'elenco delle sue opere, e il novero di sue virti^i, è celebrato nella necrologia, riportata nel 1. 1 ,p. 298 degli Amialì delle scienze re- ligiose compilati dal prof. Arrighi. Inol- tre Gregorio XVI avendo destinato nel 1845 nunzio apostolico di Snagna(h .) mg,"^ Giovanni Brunelli romano, segreta- rio della congregazione di [)ropaganda fi- de,con breve apostolico ebbe il titolo ar- civescovile di Tessalonica, ed il regnante Pio I X a' i5 marzo 18^3 lo creòcardina* le, pubblicandolo a'7 marzo 1 853; per ti- tolo gli die la chiesa di s. Cecilia, e lo fece prefetto della congregazione degli studi. TESSIEa Pietro, Cardinale: Nac- que nella città di s. Antonino, diocesi di Cahors, ove ottenne un priorato, dottore in gius canonico e cappellano di Giovan- ni XXII, neh 3 17 questi l'inviò nunzio in Sicilia (al qual articolo parlando di questa missione lo chiamai Testori*), con (lUglitilmo vescovo di Troyes, alla corte di Federico II per stabilire la pace col re R.ol)erto; ma fu una tregua di 3 anni, il 2.°non mantenendo il convenuto. Nel me- desimo! Siy fu destinato con (ìalhardo vescovo di Riez, Pietro de'Prati poi car- dinale, edaltri, a formare il processo con- tro alcuni malefici cospiratori controia vi- ta del Papa e de'cardinali, per tentativi di veleno. In premio di sue fatiche nel 1 3 i 8 otteiuie l'abbazia dell'insigne chiesa di s. Saturnino di Tolosa, ed a' 20 dicembre i32o Giovanni XXII lo creò cardinale
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piefedi s. Stefano al Monte Celio, colla carica di vice-cancelliere di s. Chiesa. Sic- come profondo teologo e canonista, ebbe tU\ Papa r incombenza di scrivere sulla cpiestione allora agitata singolarmente nell'ordine francescano, intorno al domi- nio di Ciislo e degli apostoli, circa le co- se che (iervivano al sostentamento della vita. Dopo aver esaurito l'incarico, raor\ in Avignone nel 1 325, altri prolungando- gli la vita.
TESTAFEIIRATA SCEDERRAS V AUR\zio, Ctii-flinfilc. Nacque in Valletta capitale dell'isola di IMalla, a' "ìo aprile I 7'78,dachiarae ragguarilevole famiglia per antica nobiltà, magnanime virtù e ricchezza. Furono suoi genitori Pasqua- le barone di Cicciano e Lucrezia M.M' Au- reli, i quali osservando nel figlio animo genUle e assai composti costumi, divisa- rono di collocarlo a eilticare in qualche nobile e rinomato istituto dllalia, ove il cuore e l'ingegno si culti vassero, e gli fos-